Il maestro e l’allievo. La cooperativa sociale e le due scommesse. Il catalogo 2021 della distribuzione Cuzziol GrandiVini accoglie cinque nuove cantine, muovendosi lungo l’asse Alto Adige – Trentino – Toscana. Cinque nuove frecce nella faretra di Luca Cuzziol e Paolo Leone: diventano 103 le aziende rappresentate, 42 italiane e 61 estere.
Il “maestro” Tiefenbrunner e la nuova cantina “garagista” del suo storico enologo, Stephan Rohregger; rotolando verso sud, ecco poi Cantina Toblino, la “big” della Valle dei Laghi. Infine, giù in Toscana per I Fabbri e Ridolfi Montalcino, all’insegna del binomio – rigorosamente in rosso – tra Chianti Classico (Lamole) e Brunello.
Una vera e propria iniezione di fiducia, utile a dimenticare un 2020 in cui la distribuzione di Santa Lucia di Piave (TV) ha reagito in coerenza con la propria storia: ovvero investendo. «Lo scorso anno – ammette Luca Cuzziol – ci ha lasciato le ossa rotte. Abbiamo perso 5 dei 20 milioni di euro di fatturato inseriti nel bilancio di previsione».
Arrivavamo da un 2019 positivo, con 1 milione e 600 mila bottiglie vendute a un prezzo medio di 11,70 euro, grazie soprattutto agli spumanti, che hanno trainato le vendite con oltre 700 mila pezzi: Prosecco in testa con 400 mila bottiglie, seguito dalle oltre 150 mila di Champagne e dalla Franciacorta, sul terzo gradino del podio. Prezzo medio della battuta? Attorno agli 11,70 euro».
Grazie a un rassicurante margine operativo lordo (Ebitda) e alla buona disponibilità di liquidità, Cuzziol GrandiVini non ha dovuto ricorrere a tagli del personale. Anzi. «Da buoni veneti vecchio stile – commenta il patron – abbiamo anticipato la cassa integrazione a fronte dell’emergenza Covid-19. Eravamo in condizione di farlo e lo abbiamo fatto, investendo 400 mila euro in stipendi».
E le difficoltà, allora? Da ricercare nella chiusura dei ristoranti di fascia alta. Cuzziol, di fatto, può vantare tra i suoi 6 mila clienti chef del rango di Enrico Bartolini, Carlo Cracco, Massimo Bottura e Nico Romito.
La distribuzione è in sicurezza, solida e molto liquida in questo momento – commenta ancora Luca Cuzziol – e lo abbiamo confermato anche a fine 2020, passando da 3 a 8 capiarea dell’età media di 34 anni, a dimostrazione del nostro impegno a presidiare il territorio, continuando a investire nella formazione certosina dei nostri agenti».
La filosofia di Cuzziol si conferma insomma sui livelli dei primi tre anni di vita dell’azienda, fondata nel 2015: circa 300 mila gli euro spesi «a fare scuola». Un aspetto fondamentale nell’approccio alla selezione, dal momento che «i vini vengono scelti più per l’idea e capacità di raccontare il terroir, che per il brand in sé: qualcosa che i nostri agenti devono conoscere, per poterlo a loro volta raccontare ai clienti».
Le «scelte di terroir» spiegano le novità del catalogo, solo in apparenza distanti l’una dall’altra. Ecco dunque Tiefenbrunner, brand del vino altoatesino che Luca Cuzziol definisce «polveroso e da reinquadrare», ma «solo dal punto di vista commerciale, perché ogni vino della cantina è un pezzo pregiato che va ben oltre l’Alto Adige».
Da una cantina che porta in dote 370 mila bottiglie vendute nel 2019, a una lontana dal mainstream e più assimilabile agli ambienti garagisti: quella dell’enologo storico di casa Tiefenbrunner, Stephan Rohregger, che con la moglie Tanja dà vita alle sue etichette in località Pianizza di Sotto, a Caldaro, puntando molto sulla Schiava.
Senza allontanarsi troppo, ecco il vero (ma solo in apparenza) outsider tra i nuovi insider: Cantina Toblino, il cui ingresso in catalogo è frutto di una lunga interlocuzione tra la distribuzione e il direttore Carlo De Biasi.
Cuzziol GrandiVini non prenderà ovviamente in carico l’intera distribuzione, ma solo i vini di nicchia del progetto Vènt: 40 ettari certificati biologici dell’antica Mensa Vescovile, in un unico blocco a conduzione diretta.
Tra le scelte «presenti ma futuribili» ecco poi quella che ha fatto ricadere l’attenzione dei veneti di GrandiVini su una zona poco “battuta” del Chianti Classico: Lamole vista con gli occhi cantina I Fabbri, lo scrigno di Susanna Grassi.
«Un’area di chiaro interesse – spiega Luca Cuzziol – per la sua posizione elevata nell’ambito della Denominazione, favorevole al Sangiovese nell’ottica dell’innalzamento delle temperature e dei cambiamenti climatici».
E infine Ridolfi Montalcino, cantina che ha stupito i selezionatori di Cuzziol soprattutto per il Brunello di Montalcino 2016 (un 95/100 WineMag.it all’assaggio in anteprima del 2019).
Grazie agli investimenti dell’imprenditore veneto Valter Peretti, l’enologo e factotum Gianni Maccari (ex Poggio di Sotto – ColleMassari) ha a disposizione il meglio per lavorare a un futuro pieno di soddisfazioni, nel cuore di Montalcino.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.